fede

Come si racconta il sentirsi avvolti da un bene nascosto che non dà spettacolo, non si mostra, si trova a sorpresa dietro l’angolo della solitudine più totale, sa l’arte insolita di ascoltare anche se non ci sono risposte da dare, perché proprio non ci sono, non perché non le si sa dire, e si è

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ottimismo

Ma come si fa? Certo che siamo esperti di vorticosi zapping mentali. Se nell’incauto spazio di una nostra distrazione si affacciano gli occhi troppo grandi di un bambino vivo appena quel che basta per oggi, per ora, niente in più, niente che prometta il domani, figlio d’altri grazieadio, figlio d’altri e non nostro, se capita,

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tenerezza

Certo che ci si espone. Allarghiamo le braccia per accogliere e il cuore è lì comodo a chi ci pugnala. Sorridiamo e la risata del mondo ci può travolgere cattiva. La mano aperta per carezzare può venire afferrata e i polsi fanno male mentre qualcuno ci spinge contro muro. E il cullare è anche duro,

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angoscia

Dal profondo. Quel che nasce dal profondo porta con sé una promessa. Non è senza fine il cadere nell’angoscia, c’è un punto da cui risalire, dal profondo di un dolore che posso dire almeno come grido, che altri possono sentire, per poi guardar giù e insieme attrezzare un soccorso. Ci sono pietre da sollevare, passaggi

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