Sui libri e sul nuovo libro
Da Graphomania
Il suo primo romanzo, La vita accanto, vincitore del Premio Calvino 2010 e pubblicato da Einaudi nel 2011 ha riscosso un notevole successo. Abbiamo intervistato Maria Pia Veladiano per sapere come è cambiata la sua vita da allora, a quali progetti sta lavorando e cosa ne pensa dei nuovi fenomeni editoriali, schizzati in testa alle classifiche, come Cinquanta sfumature di grigio.
Che novità ha portato nella tua vita la pubblicazione del tuo primo romanzo?
In verità una piccola rivoluzione. Un mare di rapporti, di relazioni. La sorpresa più grande è stata il dialogo con i lettori. Molti hanno avuto subito il desiderio di scrivere e di comunicare quel che il libro aveva loro restituito della loro vita. C’è stata la necessità di dialogare e rispondere perché non si lascia cadere mai una condivisione, una confidenza. Sono regali. E la mia vita è diventata più piena, e insieme più confusa, un po’, e veloce. Devo ancora riprendere il passo giusto. Ma una bella avventura.
Continui a ricevere riscontri dai lettori? Ti scrivono, ti raccontano se la storia di Rebecca è anche la loro storia o se in qualche modo ha cambiato la loro vita e il modo di pensare a se stessi?
Sì sì. Meno rispetto al primo anno, anche perché ho molto viaggiato e spesso ho incontrato queste persone. Ma ricevo tutti i giorni qualche messaggio dal blog o da fb oppure lettere.
Affronti spesso il tema della singolarità e della specificità come vincenti rispetto all’omologazione. Che ne pensi di quello che avviene nel mondo dell’editoria? Non c’è una caccia all’autore che produca il formato standard e il racconto standard a scapito della qualità?
Sì è così. Ci sono esilaranti racconti di editor che dicono quanto sia vero questo, quanto ci sia da parte degli editori la ricerca dell’autore che intercetti il gusto del momento e regali il best seller. E il gusto del momento spesso è quello costruito da un precedente best seller promosso con strategie che nulla hanno a che fare con la letteratura e la qualità. E spesso del prodotto fa parte anche l’autore, che diventa soprattutto personaggio.
Ma esistono libri belli in libreria. È che non è facile trovarli. In questo vedo un immenso aiuto dai blog di lettura, e anche dai gruppi di lettura. Fanno un bel lavoro di passaparola. L’ho visto all’opera in questi due anni di incontri. E funziona e questi gruppi sono liberi, eccome sono liberi. Perché leggono.
Uno dei casi editoriali più recenti è Cinquanta sfumature di grigio, un romanzo rosa per signore con venature sado maso molto blande. Anche il racconto dell’eros femminile sembra continuare sull’onda dei cliché (relativi alla relazione sessuale, al corpo femminile, allo status economico di lui). Esiste o può esistere secondo te una narrazione originale e di valore sulla sessualità e sul corpo femminile?
Credo che possa esistere naturalmente. Non saprei indicare un nome o un romanzo in questo momento ma probabilmente perché non lo conosco, non ho mai cercato questo tipo di romanzi.
Molti dicono che la scarsa qualità editoriale dipende dagli scrittori e dagli editori, molti dai lettori che acquistano solo prodotti letterari di livello medio/basso. Gli autori, secondo te, possono assumersi il compito di far crescere i lettori o è una questione che non deve riguardarli?
Credo che un autore sia semplicemente tenuto a scrivere buoni libri, con il suo stile, seguendo il suo mondo interiore, la sua capacità migliore. Deve essere onesto nel lavoro che fa e questo basta. Quel che sottintendo è che non deve scrivere per avere successo, per inseguire una moda o un genere che “va”. Questa onestà assoluta nella scrittura fa sì che l’autore sia riconosciuto dai suoi lettori, che lo seguono anche quando magari scrive un libro più difficile, complesso dei precedenti, o diverso. E il lettore allora non è solo coccolato da un ritrovare sempre quel che ha trovato la prima volta. E’ aperto alla novità del suo e poi di altri autori.
Parliamo di editing. La cura del manoscritto da parte della casa editrice è importante o rischia di diventare un’ingerenza come è stato, ad esempio, nel caso di Carver?
Di editing ho pochissima esperienza e un’esperienza felice perché è stata una collaborazione su piccole cose. Credo che se l’editing rispetta radicalmente il pensiero dell’autore, può capitare che sia anche qualcosa di quasi rivoluzionario nella struttura del racconto o del romanzo. L’autore può capire che il suggerimento migliora. Di Carver sono in moltissimi a dire che l’editing ha migliorato lo scritto iniziale. Ma la mia esperienza è minima. Sia La vita accanto che i prossimi due libri che usciranno li ho presentati all’editore con una struttura già definita e chiusa.
Per uno scrittore che punta ad essere pubblicato, magari un giovanissimo, le scuole di scrittura (gratuite o a pagamento) possono essere utili?
Anche di questo non ho esperienza. Ho scritto tutta la vita ma non ho frequentato scuole di scrittura. Ne vedo tante tante. Alcune hanno una storia. Se fossi nelle condizioni di dover decidere se frequentarne una o no andrei a vedere la loro storia e a scoprire quanti scrittori sono usciti da queste scuole. Certo, c’è una componente tecnica nella scrittura, e questa può essere studiata. Ci sono anche ottimi manuali di scrittura che analizzano la struttura di testi famosi mostrando i meccanismi narrativi. Utili credo. Però poi la scrittura è come qualsiasi altra arte: si deve provare provare, buttare, rifare.
Una delle battaglie più recenti è quella tra il libro di carta e il libro elettronico. Pezzi da novanta come Kundera si scagliano contro le nuove modalità di fruizione e rivendicano il diritto a essere pubblicati solo su carta. Una questione oziosa, secondo te, o portatrice di istanze più profonde?
Per cultura e anagrafe credo di essere davvero irrimediabilmente innamorata della carta. Del resto da noi i dati di vendita dicono che il libro cartaceo non è nemmeno sfiorato dall’e-book.
Puoi raccontarci qualcosa del tuo prossimo romanzo? Siamo in molti ad aspettarlo. Per quale data dobbiamo prepararci?
Il tempo è un dio breve uscirà a fine ottobre con Einaudi Stile libero. È la storia di una donna di nome Ildegarda. Perde un amore e deve difenderne un altro. È una storia d’amore e di lotta contro il male che lo minaccia. È anche un dialogo con Dio e con se stessa. Quanto amore serve a salvare un amore? È questo che Ildegarda si chiede.
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