Un Don Giovanni e un’artista sullo sfondo di una Vicenza modaiola e malevola
di Sergio Frigo
Beffardo scherzo del destino, per Mariapia Veladiano, che accompagna oggi in libreria il suo ultimo romanzo, “Una storia quasi perfetta” (edito da Guanda e non più da Einaudi, € 17), e contemporaneamente accompagna la mamma novantenne nel suo ultimo viaggio. “Se n’è andata per sempre”, dice lei, esattamente come la sua protagonista, Bianca, alle prese con le ferite dell’amore che la mamma, prima di morire, ha cercato di suturare con un testamento di affetto e di parole. Sono inserti che compaiono tra i capitoli a fare argine alla disperazione, un lascito amoroso che dovrà bastare alla figlia per superare un investimento affettivo disastroso.
La catastrofe però deve prima avvenire, e abbattersi su di lei con tutto il suo carico di morte: ha le sembianze di un uomo fascinoso ma senza nome (“non lo merita”, taglia corto la scrittrice, che pure l’ha cesellato con acume e profondità) in un microcosmo in cui i nomi hanno importanza decisiva. Lui ha una piccola ma agguerrita azienda di design per collezioni di moda e oggettistica, ma è soprattutto un seduttore seriale (genere Don Giovanni, non Casanova che si innamorava davvero delle sue conquiste).
Lei è una sensibile, misteriosa ma… candida pittrice, soprattutto di fiori, che si presenta a lui coi suoi lavori bellissimi, la sua eleganza e intelligenza, il suo fisico seducente; lui ne è catturato, vuole i suoi disegni, vuole il suo corpo ma soprattutto la sua anima, come ha sempre fatto con le donne, incurante di lasciarsi dietro una scia di dolore e forse di morte. Per raggiungere il suo scopo mette in campo tutte le sue arti, in particolare la capacità di cesellare parole e concetti, magari rubati alle vittime precedenti. Mariapia Veladiano, che ha al suo attivo due libri in qualche modo austeri come “La vita accanto” (premio Calvino e secondo allo Strega) e “Il tempo è un dio breve”, mostra un’insospettata perizia nel raccontare il brillante ma futile mondo dei creativi (indimenticabile il ritratto della Pr Costanza, fedelissima al capo); si addentra con sicurezza negli oscuri meandri mentali dell’uomo, ma dà il meglio di sé nel definire (senza depotenziarne la carica sensuale) il meccanismo della seduzione, che si dispiega distruttivo e apparentemente invincibile.
Stavolta però non sarà la solita storia: Bianca ha dalla sua gli affetti di famiglia (i genitori scomparsi ma sempre presenti, un figlio e una sorella), la forza della bellezza e dell’arte, e anche un’alleata inaspettata in una Vicenza malevola che ne aspetta solo la caduta.
Ce ne sono tanti di personaggi così, chiediamo, e come si riconoscono?
“È facile trovarli in certi ambienti, ma non sono molti. Si riconoscono perché sono troppo perfetti. Diffidare da chi è troppo perfetto”.
Perché le donne, anche le più intelligenti, cadono nella rete e non riescono a uscirne?
“Questo è un seduttore raffinatissimo, e lei non pensa che si possa essere così falsi. E poi… ci si innamora, e basta”.
Le piante, fin dalla copertina, hanno grande importanza nel romanzo. Anche nella sua vita?
“Certamente, non per niente vengo da una famiglia contadina. La cura per la vita delle piante e quella delle persone ha le stesse caratteristiche, non si può intruppare, ha bisogno della stessa attenzione individuale; lo vedo anche a scuola, dove ci sono ragazzi che necessitano di rimproveri e altri soprattutto di riconoscimenti”.
Da Il Gazzettino, 28 gennaio 2016
Anna Maria rossetti
21 Febbraio 2016 at 15:57Ho letto “una storia quasi perfetta” in poche ore. Sono piombata all’improvviso nel sogno di tutta la mia vita, sogno dove le piante e gli animali vengono amati, rispettati, curati. Dove grazie a loro riusciamo a sopravvivere sperando in una natura misericordiosa che ci aiuti con la stupefacente miracolosa meravigliosa sua forza. Sono pagine di pura poesia, scritte con parole che spiegano i sentimenti e le sensazioni con una sconvolgente chiarezza. Difficile leggere un libro così delicato e pur così crudele. Il finale non poteva che essere più giusto di così.
mpv
21 Febbraio 2016 at 17:52E’ una grande fortuna aver trascorso l’infanzia a contatto con la natura e fra persone che amavano i fiori e la nebbia. Rimane una specie di fiducia. Dopo l’inverno viene la stagione nuova. Quel che sembra finito non lo è. Poesia è un gran complimento. Lo prendo come un compito.