fedeltà

Qualcosa si è rotto, irreparabilmente si direbbe. Il temuto è avvenuto, lo hanno visto tutti e tutti ne parlano. E anche se non fosse così, intanto di certo è avvenuto. Indicibile silenzio, attesa spietata di una sera, una settimana, un tempo senza misura come sempre quello dell’abbandono.
A chiedersi se non vuole o non può. Se sono io per caso, errore, ironia. Anche se la differenza è minuscola nel fatto d’esser qui tradita. La freccia è per me, la direzione non lascia traccia, solo la punta di veleno conta alla fine e la sento, con i tre angoli dentro. E mi strappa. Vita strappata. Nessun senso mi è più alleato: troppo aver visto, gli odori portano immagini che squarciano, non si sa per chi cucinare e con chi sedere a tavola, troppa felicità del mondo mi arriva. Non mia, e anche il cielo non piove più ritorni né patti.
Se fosse un delirio, ma c’è vento fresco sulla fronte e la vita è ben salda nel corpo, come se bastasse, come se non fosse ormai l’anima intirizzita di promesse mancate: un figlio, la salute, un lavoro, un amore.
È questa la fedeltà, te la insegno Signore: io ci sono anche se non ci sei, ti sono vicina e ti tengo nel pieno sconvolto del mondo rovesciato, fra chi domanda a ogni incontro: Dov’è Dio? Dov’è?
Io sono qui.
Avvenire, 21 aprile 2012
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