È tutto.
Ci muove, adolescente furia d’esistere, ci porta da molte parti, tutta la vita ora in un punto, ora in un altro, appena più in là o in fondo in fondo all’orizzonte forse intravisto, o immaginato, ma sentito potente dentro di noi. A volte immobili, costretti dal tumulto che ci mescola corpo e spirito, spaventati dal furore, desiderio di tutto, voler visitare gli antipodi e doverci fermare davanti al bisogno del primo che incontriamo, e poi del secondo, perché tutto sia perfetto, desiderio di paradiso, e nessuna offesa sia taciuta, e ogni possibile nostra parola di consolazione sia detta, e anche i pozzi scavati, e le scarpe messe ai piedi di chi è senza, perché anche lui possa alzarsi e seguire il suo desiderio, a volte solo quello di poter esistere, solo quello per lui, e allora ancora un desiderio ci porta, di aggiustare il mondo, e portare fiori e scrivere storie che raccontino il bene che abbiamo, le ingiustizie da avversare, il coraggio da insegnare.
E certo, è un unico avvolgente esser uomini e donne, desiderare un amore, un figlio, anche orfani di chi non abbiamo saputo aiutare, esser padri e madri gli uni gli altri, desiderare la vita, la vita, la vita.
«Si dovrebbe voler essere un balsamo per molte ferite». (Etty Hillesum)
Avvenire, 20 maggio 2012
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