Certo che non ce lo possiamo dare il coraggio. Ce lo regaliamo l’un l’altro.
coraggio
Certo che non ce lo possiamo dare il coraggio. Ce lo regaliamo l’un l’altro.
Mi piacerebbe pensare che mai mi capiterà di non fare quel che dovrei fare e invece non posso pensarlo perché so che è troppo facile qui alla finestra protetta del mio affaccio luminoso sulla piazza delle Erbe, pulita e senza uomini, bambini e donne in pericolo ma chissà se penserei gli stessi pensieri con il suolo che si apre e il mondo che si rovescia oppure semplicemente con l’anima squarciata da un’offesa che non immaginavo.
Eppure, penso, si deve credere che dobbiamo provare, e provare e provare e coltivare la fede che possiamo essere quel che dobbiamo, in nome dell’altro e perché pareti sottili, molto sottili ci dividono dalla vita e dalla morte di chi ci sta accanto. Eppure capisco che si può non farlo. Per nascondere una cosa, piccola cosa, o per paura o perché il mio spirito si è incagliato per un momento, solo un momento. E allora penso che bisogna non lasciar perdere nulla, punire certo per quel che offende la vita mia e di tutti, ma soprattutto capire e capire e capire come questo può capitare e coltivare un mondo in cui possa capitare poco, pochissimo. E penso che il mare di tremende parole che tutti i giorni diciamo, e di tempo che sprechiamo a dir male, ci può sommergere. Che il giudizio è la nostra morte anticipata.
Avvenire, 6 maggio 2012