angoscia

Dal profondo. Quel che nasce dal profondo porta con sé una promessa. Non è senza fine il cadere nell’angoscia, c’è un punto da cui risalire, dal profondo di un dolore che posso dire almeno come grido, che altri possono sentire, per poi guardar giù e insieme attrezzare un soccorso. Ci sono pietre da sollevare, passaggi da costruire, persone da far tornare, un indirizzo da scrivere, o una poesia, un corpo da curare.
Una qualche piccola puntuta, a volte solo pensosa, verità che abbiamo dovuto trovare e che ora è parte di noi, oppure che possiamo mettere in comune con chi ci ha aspettato là fuori, forse per tanto tempo, senza poterci aiutare, ma senza sparire mai.Quanto all’angoscia, è il nostro segreto.
Un esser sull’orlo di tutto, affaccio sul morire e quindi sul sapere, finalmente, vedere il nostro agire nel tempo sempre più svelto e più lontano e meno mio, e invece sempre più di altri che chiamano, vogliono, si aspettano, si aspettano da noi quello che non siamo. E l’angoscia è questo quasi da fuori capire che non sappiamo, davvero non c’è luce per leggere, però possiamo insieme regalarci l’un l’altro infiniti perdoni e con la gioia di questi doni andare fino in fondo, come tutti, con tutti, e infine forse sapere, sì, ma intanto essere felici, per quanto possibile.
Avvenire, 17 aprile 2012
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